Un mare di cemento e asfalto sta per inondare la Sabina a ridosso di Passo Corese. Ben 500 ettari di verdi colline coltivate con ulivi, viti, ciliegi, grano e altro ancora, saranno la sede di un nuovo “polo logistico” e di un nuovo “centro intermodale”.
Un mega agglomerato industriale – enormi magazzini di deposito e smistamento merci, strade, ferrovie, svincoli, raccordi, grande movimento di mezzi pesanti e grande inquinamento – che temiamo non porterà alcun vantaggio per i cittadini neppure in termini occupazionali. Il tutto aggravato poi dal fatto che le aree in questione impattano direttamente sull’abitato di Passo Corese, sulla stazione ferroviaria e addirittura sul polo didattico, precludendone ogni sviluppo futuro e degradandone la vita irrimediabilmente.
Non vogliamo sostenere che il progetto non vada realizzato in assoluto, ma è bene informare che sono emerse gravi criticità e che il silenzio dell’Amministrazione lascia perplessi.
Il progetto prevede di sbancare e terrazzare un’area vastissima con costi, necessariamente, anomali. Sul fronte della viabilità e dei trasporti sono stati presi a riferimento dati vecchi (ANAS 1995 e Soc. Autostrade 1999). La situazione del traffico risulterà molto più congestionata del previsto ed il sistema viario risulterà largamente superato già appena le opere saranno pronte.
Decisamente preoccupante il quadro idrogeologico. Non sono state osservate alcune normative regionali. Lo sbarramento ed il “tombamento” di bacini e fossi, l’impermeabilizzazione di ampi spazi, la tendenza delle variazioni climatiche con lunghi periodi di siccità e nubifragi violenti, inducono a ritenere come verosimile la possibilità di un dissesto idrogeologico. Il ricorso poi alle falde freatiche per le esigenze del polo creerà problemi di approvvigionamento per i residenti.
Non meno rilevanti gli aspetti problematici della situazione geologica. Il terreno del polo logistico, ad esempio, presenta numerose cave e materiali come tufo e piroclastiti. Una volta movimentato perde le sue caratteristiche di resistenza. Le componenti granulometriche esistenti (argilla e limo) rendono poi impossibile il loro utilizzo come sottofondi. Essi non possono essere sottoposti al passaggio ripetuto di mezzi pesanti.
Sul piano dei nuovi posti di lavoro a mala pena verranno compensati quelli attuali. Intere famiglie contadine che qui risiedono ed operano dovranno cambiare mestiere (o, peggio, rimarranno disoccupate) con conseguenze negative anche per l’indotto (trasformazione olearia e casearia). Peraltro, un polo logistico e un centro intermodale si gestiscono con semplici mezzi computerizzati e con poche risorse umane.
Non parliamo poi degli aspetti paesaggistici, della flora e della fauna e della mancanza di rispetto per coloro che hanno scelto di vivere qui, nella pace e nella bellezza della natura. Spariranno intere colline con dislivelli fino a 60-70 metri e pendii del 25 %. Non vedremo più paesaggi ampi e profondi. Verrà meno anche la vegetazione dei compluvi che rappresenta l’habitat naturale di specie protette (l’upupa, l’istrice ed il tasso), destinate anch’esse a sparire.
Per informare su tutto quanto sopra e per approfondire i vari aspetti, l’Associazione Sabina Futura intende incontrare i cittadini che desiderano operare scelte consapevoli su un progetto di cosi grande rilevanza.
L’appuntamento è per sabato 17 novembre alle ore 17.00 presso la sala parrocchiale di piazza S. Croce 1 a Passo Corese.